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L’isola forma un
triangolo isoscele quasi perfetto,
terminando a nord-est con la punta (o
capo) del Faro, presso Messina, a ovest
con il capo Boeo o Lilibeo, presso
Marsala (in provincia di Trapani), a
sud-est con il capo Passero. La
superficie insulare ha una morfologia
piuttosto complessa e irregolare, e
anche l’andamento costiero è molto
vario.
Il territorio è per quasi due terzi
(61,4%) collinare e per circa un quarto
(24,5%) montuoso; ben poco spazio resta
dunque alle pianure, che sono tutte
situate lungo i litorali. La mancanza di
“corridoi” interni ha impedito nel corso
dei secoli i collegamenti tra i vari
fronti costieri che, oltre a prospettare
su tre diversi mari, non sono riusciti a
stabilire durevoli rapporti tra di loro:
ancor più isolato è naturalmente rimasto
il lato dell’isola che volge all’Africa.
Il litorale tirrenico, che da Messina si
spinge sino a Trapani, è in genere alto
e frastagliato (immediatamente alle
spalle s’innalza una serie quasi
ininterrotta di rilievi); vi si aprono
vari golfi, tra cui quelli di Milazzo e
di Patti a est, e di Palermo e di
Castellammare a ovest.
Il litorale sul mare di Sicilia
(chiamato anche mar d’Africa), che volge
da nord-est a sud-ovest, è al contrario
in prevalenza basso e sabbioso,
pressoché rettilineo, e con un
entroterra collinare; a tratti ha
un’orlatura di dune, che rendono
difficile lo sbocco in mare dei corsi
d’acqua e favoriscono la formazione di
paludi. È quindi perlopiù importuoso,
con la sola, ampia rientranza del golfo
di Gela.
La costa ionica è la più varia: alta e
diritta nella sezione settentrionale,
dove da Messina a Catania le montagne
scendono a picco sul mare, include al
centro la vasta piana di Catania, la più
estesa dell’isola; a sud è perlopiù
bassa ma con varie insenature, chiuse
dagli estremi contrafforti dei monti
retrostanti (golfi di Augusta, Siracusa,
Noto).
La sezione montuosa dell’isola include
sei principali rilievi, assai diversi
per orientamento, origine e struttura
delle rocce. Nella metà orientale della
fascia costiera si sviluppano, da est a
ovest, tre gruppi montuosi che
complessivamente vengono denominati
Appennino siculo: i Peloritani, i
Nebrodi e le Madonie.
I Peloritani, costituiti da antiche
rocce cristalline, costituiscono la
diretta prosecuzione dell’Appennino
calabro; occupano l’intera porzione
nordorientale della Sicilia,
prospettando quindi anche sul mar Ionio,
e hanno forme piuttosto aspre malgrado
l’altezza modesta (la massima cima tocca
appena i 1.374 m).
I Nebrodi sono formati invece da
arenarie e argille, di facile erosione e
che quindi determinano paesaggi dalle
linee morbide; le quote si elevano sino
ai 1.847 m del monte Soro. Perdono verso
ovest l’andamento a dorsale per saldarsi
con un ampio e tozzo massiccio, le
Madonie; qui le rocce hanno in
prevalenza natura calcarea, con pianori
aridi e frequenti fenomeni carsici,
culminando nel pizzo Carbonara che, con
i suoi 1.979 m, è la massima vetta
dell’Appennino siculo.
Al di là dei contrafforti delle Madonie,
la Sicilia occidentale è formata da una
serie confusa di rilievi, perlopiù
collinari, ma talvolta con elevazioni
anche imponenti, superiori ai 1.500
metri, in particolare là dove emergono,
al di sopra delle distese di argille e
arenarie marnose, più resistenti
bastioni calcarei, localmente chiamati
“rocche” per la loro forma isolata: così
la Rocca Busambra (1.610 m).
Nella Sicilia centrale si accentua
l’irregolarità del rilievo; si può
tuttavia distinguere una larga fascia
trasversale, poco più di un altopiano di
natura arenaceo-calcarea, che grosso
modo si diparte dalle Madonie e,
volgendo verso sud-est, giunge sino al
vertice meridionale dell’isola. La
formano dapprima i monti Erei, quindi,
più a sud, il vasto tavolato dei monti
Iblei; le massime quote superano di poco
i 1.100 metri nel primo sistema, non
raggiungono nemmeno i 1.000 metri nel
secondo. Rappresentano tuttavia un
rilevante fattore idrografico, perché
formano la linea di spartiacque di molti
fiumi che vi hanno origine, volgendosi
poi al mare di Sicilia o al mar Ionio.
Il sesto e più imponente rilievo della
Sicilia è rappresentato dall’Etna.
Vulcano attivo, il più elevato d’Europa
(3.323 m), domina la costa orientale
dell’isola; ha una mole imponente, di
forma conica, che spicca anche da molto
lontano, mostrando versanti che
diventano via via più ripidi col
procedere verso la sommità, imbiancata
di neve per la maggior parte dell’anno.
L’Etna sovrasta la più vasta ed
importante pianura siciliana, che ha
reso fertile con i suoi stessi depositi
vulcanici: la piana di Catania. Formata
dalle alluvioni del fiume Simeto e dei
suoi affluenti, tra cui il Dittaino, la
piana di Catania ha una superficie di
430 km², pari a un quinto di tutte le
pianure dell’isola; altre importanti
aree pianeggianti sono poi la piana di
Gela, sul mare di Sicilia, che presenta
però numerose dune, e la Conca d’Oro, su
cui si estende Palermo, sul mar Tirreno.
Il particolare andamento del rilievo e
il triplice fronte marittimo spezzano la
superficie insulare in bacini
idrografici di limitata estensione. I
corsi d’acqua, inoltre, la cui
alimentazione è legata esclusivamente
alle piogge, hanno un regime assai
irregolare, con piene d’inverno e
all’inizio della primavera, epoca in cui
non sono rare le esondazioni dagli
alvei, e soprattutto magre estive molto
marcate. Buona parte dei corsi d’acqua
siciliani sono, come in Calabria, delle
fiumare, cioè torrenti dai larghi letti
ghiaiosi completamente asciutti nei mesi
estivi.
Il più importante fiume della Sicilia è
il Simeto, che nasce sui Nebrodi ed è
arricchito da vari affluenti che
scendono dall’Etna, bagnando la piana di
Catania. È lungo 113 km e ha il maggior
bacino idrografico: 4.169 km², il più
esteso di tutta l’Italia meridionale
dopo il Garigliano.
Il fiume più lungo (144 km) è però il
Salso, più esattamente l’Imera-Salso,
che ha origine nelle Madonie e
attraversa tutta l’isola da nord a sud,
sfociando nel mar di Sicilia. Il Belice
drena la sezione più occidentale
dell’isola (Val di Mazara).
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